La tentazione del crudo
Una squisita tentazione per il palato, il crudo di pesce, si sta imponendo anche in terra romagnola. Galeotte furono le contaminazioni culinarie: da quella d’Oltralpe, con tartare e ostriche, a quella asiatica, basata su sashimi, maki e nigiri. La degustazione di crudo è diventata una specialità che attrae in tante occasioni: dall’aperitivo, all’incontro romantico, dal pranzo di lavoro al break improvvisato. Gli elementi del successo del crudo di pesce? La varietà della materia prima, la sua freschezza e alta qualità e l’impiattamento ricercato che sollecita il “gusto visivo” ancor prima del palato. Insomma: chi lo ha provato ne è rimasto conquistato, e non riesce più a farne a meno. La proposta di cruditè è un trionfo raffinato di tartare, pesce sfilettato, ma anche di pregiati crostacei e molluschi, grande varietà di pescato, fresco e selezionato con cura in base alla stagionalità. Il risultato sono splendidi plateau accompagnati da selezioni di vini di grande eccellenza e da bollicine in grado di esaltare il sapore del mare.
La tecnica sicura per degustare le crudité
Il crudo è oggi più che mai una tentazione per il palato.
Ma attenzione la preparazione a crudo del pesce richiede procedure che garantiscano salubrità e consumo in sicurezza. Il rischio di parassiti, seppur basso, infatti esiste. La prima raccomandazione quindi è la seguente: il pesce crudo dopo l’acquisto va “abbattuto” con un abbattitore della temperatura. E per chi a casa non ha l’abbattitore, va congelato. Quando si fa l’operazione contraria, cioè quando deve essere tolto dal congelatore, ricordarsi che il pesce, prima di essere lavorato, va passato in frigorifero.